Saper Amare

 

Saper Amare

Come vivere realmente l’Amore

 

Quante volte l’uomo ha cantato, celebrato, glorificato, divinizzato l’Amore! E quante volte ancora lo stesso oggetto è stato ridicolizzato, denigrato o ignorato, come se ci si trovasse davanti ad un sentimento con così tante sfaccettature da potersi permettere di essere trasformato, nelle mani e nelle parole degli uomini, in tutto e nel contrario di tutto. Eppure, nonostante i mille ed opposti proclami, non sempre si è saputo - e si sa - vivere realmente Amore.

Ma cos’è l’amore?

Il presocratico e savio Empedocle lo considerava uno dei due principi che da sempre regolano il cosmo, la forza di attrazione dell’Universo (etimologicamente “verso l’Uno”) che tende ad unire ciò che appare ai nostri occhi separato. In tale lettura, l’Amore, come Legge, pervade l’intero Universo, compresi noi esseri umani! Certamente in noi la sua energia espressiva assume varie sfaccettature, tante quante possono essere le personalità con le quali si confronta. Proprio come un caleidoscopio, l’Amore può esprimersi in diverse forme e colori, può realizzare mille interpretazioni della stessa luce, pur mantenendo sempre la stessa energia luminosa che, da punto a punto, l’attraversa.

Al di là dei molteplici aspetti che potremmo osservare in Amore, nell’essere umano esso procede attraverso tre stadi, così come l’acqua può esprimersi in natura acquisendo forma solida, liquida e gassosa. La metafora si mostra ottima compagna di viaggio nella comprensione di una delle realtà dell’energia amorosa. Essa, proprio come si trovasse in forma solida, si potrebbe chiamare “erotismo” quando rivolge la sua forza di attrazione verso i corpi; la si potrebbe riconoscere come semplice “amore” quando, come acqua viva, il sentimento innalza la relazione e, seppur partendo dall’attrazione dei corpi, riesce a realizzare una vera e propria unione d’anime; infine, come nella forma rarefatta dell’acqua, attraverso una rappresentativa opera alMani - Cuore - Amorechemica, se Amore si sublimasse, si giungerebbe a quella che chiamiamo “devozione”, un amore talmente puro tra anime che spinge a superare i corpi e proietta verso l’alto, lì dove opera il divino. La forma erotica di Amore appare essere, soprattutto ai nostri tempi, la più diffusa ed esaltata nella relazione con l’altro, eppure rivela il carattere superficiale dell’attrazione, che chiede sempre senza voler dare: chiede piacere, soddisfacimento, che l’altro sia oggetto e mai soggetto del contatto. È l’amore dell’usa e getta, tipico della nostra cultura  ?  ahimè  ?  consumistica anche negli affetti. Nell’Amore tout court si manifesta l’affascinante legame tra esseri umani che si stimano e si apprezzano. Si è disponibili a dare e a concedersi, ma si guarda con attenzione a quanto si riceve in cambio.

Eppure è nella terza forma di Amore, la devozione, che sboccia il fiore più bello, quello dai mille petali, che rappresenta la vera unione tra anime. Con esso ciascuno entra in quella relazione nella quale si è maggiormente disposti a donare piuttosto che a ricevere. In esso ognuno mostra all’altro la sua apertura a dare il meglio di sé, autenticamente. Ecco i mille aspetti di questa energia magnificente che ispira l’umanità tutta. Essa, nella sua forma meno evoluta che abbiamo chiamato “erotismo”, da una parte si manifesta come forza cieca, incosciente, primordiale e istintiva, alla quale non è certamente facile opporsi; dall’altra, nella sua forma più limpida, ispira il fine di unire i corpi per la riproduzione, ma finisce comunque con l’esaurirsi in un incontro di breve durata che, nella cultura edonista, consuma l’anima ed estenua i corpi. Nella cultura di oggi tutto ciò è divenuto un vero culto, un mito della contemporaneità, tanto che la pornografia si mostra come uno dei mercati più fiorenti e maggiormente in espansione. L’identica energia diviene emozione nell’“amore”, in quell’unione di corpi e di anime che, se ben canalizzato, può condurre a rapporti duraturi e stabili. Tuttavia è nella “devozione” che si esalta quel sentimento che va al di là del tempo e della materia. Eppure la nostra vita quotidiana, i nostri schemi sociali di riferimento, pare abbiano alterato i naturali equilibri di Amore. L’erotismo, invece di proporsi come una parte della vita, si è accaparrato il ruolo di protagonista delle relazioni. In quanti programmi televisivi o pubblicazioni per giovani si parla di educazione sessuale, insegnando loro a “fare sesso”, senza rivolgere mai – o poco – l’attenzione all’amore e all’apprendimento ad amare? È ben più facile ascoltare richieste di corsi di educazione sessuale nelle scuole, piuttosto che istanze di corsi che insegnino ad amare. Probabilmente le tendenze dell’uomo rivolgono l’acqua verso la solidità con maggiore frequenza di quanto questa si elevi allo stato gassoso: di fatto, il sesso è istintivo e l’uomo lo ha sempre fatto; evidente appare invece l’incapacità nel saper amare, testimoni le innumerevoli grida di dolore che giungono da tutte le parti della Terra e le ridondanze storiche di violenza e guerre.

Nel nostro piccolo, dovremmo trarre occasione di riflessione dal riconoscimento della forza d’amore che opera in noi. Distinguere, ad esempio, se in noi stessi essa emerga nella sua natura istintiva, passionale o devozionale, poiché, sebbene mantenga la medesima matrice, sebbene sia sempre la stessa energia che si tinge in base alla nostra personalità e che funge da contenitore, essa riguarda la qualità dell’acqua che contiene, che si può versare nella nostra vita in vari gradi d’intensità e purezza. Impariamo non solo a pulire la nostra personalità, ma anche a saper indirizzare l’amore dove serve.

Saper amare è una conquista che richiede un sovra-sforzo, necessita rinunce, soprattutto abbandonare quell’individualismo e quel separatismo cui si inneggia nella società contemporanea.

Come fare a rimanere indifferenti di fronte al tanto dolore che ci circonda? Seppure non si possa raggiungere la devozione di una Madre Teresa di Calcutta di fronte ai più umili ed ai morenti abbandonati sul ciglio della strada, o quella di un Gandhi con la sua idea di autodeterminazione dei popoli e la sua tolleranza religiosa, o la dedizione di un Nelson Mandela o di un Martin Luther King nel liberare gli uomini oppressi dalle leggi razziali - tutti esempi di grande devozione, di anime luminose che trascendono il semplice essere umano e si proiettano in dimensioni per molti ancora inconcepibili - impariamo almeno ad amare con tutta l’anima non solo chi ci sta vicino ma tutti gli esseri che ci circondano. Impariamo a dare il meglio di noi in ogni occasione, prima di chiedere. Impariamo ad amare la nostra città ed i nostri concittadini, a non rimanere indifferenti come rocce di fronte ad un mare di dolore che infrange onde di lacrime sulla fredda e insensibile superficie. Impariamo ad essere come un albero che dona frutti, riparo e ombra senza per questo perdere qualcosa. Ad un albero, in fondo, basta essere ciò che è per farsi sempre più grande… e dare sempre di più.

 

Fausto Lionti