Ottimismo... con lui comincia l'arte di vivere

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Quanto può cambiare la qualità della vita in relazione al “tipo” di pensiero che si adopera per agire quotidianamente? Tanto, almeno stando alle recenti ricerche che, dal campo della psicologia applicata, lanciano l’allarme circa le nefaste conseguenze dell’umor nero e dei cattivi pensieri sulle prestazioni di quei soggetti che ne cadono vittime.
Cos’è l’umor nero e come può intaccare il prosieguo delle azioni dell’uomo?

Quanto può cambiare la qualità della vita in relazione al “tipo” di pensiero che si adopera per agire quotidianamente? Tanto, almeno stando alle recenti ricerche che, dal campo della psicologia applicata, lanciano l’allarme circa le nefaste conseguenze dell’umor nero e dei cattivi pensieri sulle prestazioni di quei soggetti che ne cadono vittime.
Cos’è l’umor nero e come può intaccare il prosieguo delle azioni dell’uomo? Secondo le moderne ricerche, l’umore cattivo resta alla base delle manifestazioni ansiogene e delle “preoccupazioni infondate” che spesso attanagliano la mente quando si comincia a pensare in netto anticipo e senza connessione di causa alle più svariate insidie della sfortuna. E se mi andasse male? E se me ne capitasse un’altra delle mie? E se la macchina mi si guastasse? Sono questi pensieri tipici di chi, intrappolato dalle preoccupazioni e dal classico pensiero negativo, vive la vita con il più drastico “patema d’animo” sheakesperiano…
E dalla psicologia viene un altro monito: pare che quanto sottratto da questi pensieri in termini di risorse naturali sia talmente alto da diventare un fattore predittivo del disastro successivo, come se le nostre stesse preoccupazioni diventassero tanto forti da autoverificarsi! In parole più semplici, non solo predicherebbero il disastro, ma ci spingerebbero sino ad esso! Il cattivo umore orienterebbe la nostra stessa memoria in una direzione negativa che aumenta la probabilità di una scelta che cade proprio su un’opzione eccessivamente prudente, dettata dalla paura, opzione che intralcia l’intelletto e l’esplicazione delle facoltà che ci permetterebbero di affrontare con successo le nostre sfide quotidiane.
Come fare a cambiare direzione alla nostra mente e all’umore? La risposta sta nella capacità di “sperare”… sì, sperare significherebbe non cedere alle ansie che ci attanagliano, non assumere atteggiamenti disfattisti, non arrendersi davanti alle difficoltà o all’insuccesso. Insomma… essere ottimisti è l’arma contro ogni cattivo pensiero e ogni cambio umorale! Un ottimismo che, comunque, si può imparare, in barba a coloro che hanno creduto come invalicabile il limite della propria disposizione emozionale…
Essere ottimisti significa nutrire forti aspettative che gli eventi della vita volgeranno al meglio, nonostante fallimenti, frustrazioni, insuccessi. L’ottimismo impedisce la caduta nell’apatia e nella depressione purché, naturalmente, non si tratti di un ottimismo troppo ingenuo. L’ottimista vero si riconosce in quanto attribuisce il fallimento a dettagli che possono essere modificati per garantire buoni risultati in altri tentativi; il pessimista, per controparte, attribuisce la colpa dell’insuccesso a sé stesso, in un fattore, dunque, immodificabile. La “disgrazia” è alla porta proprio perché nulla si può fare contro di lei.
Certo, la forma mentis negativa o positiva può dipendere dal “temperamento” del soggetto, da un fattore dunque fondamentalmente innato… ma molto può essere modificato con l’esperienza. Provarsi e provare a mettersi in gioco, magari in situazioni ed ambiti conosciuti, sviluppa quello che tecnicamente chiamano “Self-efficacy” ossia la convinzione di poter avere il controllo sugli eventi della propria vita. Solo questo atteggiamento aumenta la probabilità di far un buon uso delle nostre capacità. Accrescere ed arricchire la convinzione di potercela fare permette di riprendersi più velocemente dai fallimenti, di accostarsi alle situazioni, anche le più difficili, pensando a come fare per gestirle, senza preoccuparsi preventivamente di qualunque cosa possa andar storto… La sicurezza di fondo si costruisce come si sale su una scala: ascendendo un gradino per volta, dalle piccole prove a quelle via via più complesse.
Dunque, spazio alle sfide, naturalmente compatibili con le nostre doti, al fine di spingerci, gradino dopo gradino, alla conquista di competenze maggiori e alla certezza di poter avere un profondo effetto sulle cose.