A che ora arriva il terremoto?

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Il terremoto è definito, ad oggi, un evento naturale non prevedibile a causa dell’inadeguatezza dei modelli statistici finora utilizzati.
Enormi sforzi vengono comunque compiuti per tentare di riuscire a prevederne l’arrivo anche a causa del fatto che il fenomeno interessa paesi tecnologicamente ed economicamente avanzati quali Stati Uniti, Giappone, Russia ed anche Italia. Proprio in questo periodo si sta sviluppando un progetto congiunto italo-russo denominato “Lazio- Sirad” nell’ambito della missione spaziale europea Eneide.
Il progetto sta cercando di sviluppare l’ipotesi secondo cui dall’area in cui si sviluppa il sisma vengono prodotte onde elettromagnetiche, la cui porzione a bassa frequenza raggiunge l’atmosfera e va ad influenzare le particelle intrappolate nelle “Fasce di Van Allen” (lo scudo protettivo naturale che la Terra ha sviluppato contro le onde elettromagnetiche provenienti dallo Spazio esterno) provocando un rapido cambio di polarità.
In questo modo gli scienziati pensano di poter risalire a ritroso per individuare l’area che ha generato queste onde, stimando di poter anticipare di circa cinque ore l’avvento del terremoto.
I primi riscontri arriveranno verso la fine dell’anno in corso.
Un altro metodo si sta mettendo a punto in California, terreno di sperimentazione privilegiato dato che questo territorio è attraversato dalla famigerata Faglia di San Andreas una delle faglie più spettacolari e studiate del pianeta, la quale è il risultato dei movimenti tettonici che stanno separando la penisola californiana dal resto del continente americano. Tale metodo ricade nella tipologie più classica utilizzata ad oggi per lo studio delle previsioni dei terremoti, ovvero modelli statistico-probabilistici.
L’ente americano US Geological Survey ha pubblicato un servizio in grado di prevedere i terremoti nello stato americano con un margine di circa 24 ore. Il servizio è aggiornato ogni ora e si può scegliere il grado di dettaglio richiesto. Il lavoro è stato compiuto dall’Ente in collaborazione con l’Istituto svizzero di tecnologia a Zurigo.
La filosofia di questa metodologia si basa sull’invarianza di scala del fenomeno tellurico e sul cosiddetto “dialogo” che si ha tra zone contigue della crosta terrestre nei giochi di carico e scarico delle energie.
Ancora una volta vediamo che trattando la Terra come un sistema possiamo avere dei riscontri pratici notevoli che la visione analitico-deterministica quasi mai è in grado di offrire.