La fraternità e la nascita del tricolore italiano


Verde come le nostre pianure

Bianco come le nevi delle Alpi e degli Appennini

Rosso come il sangue versato dai nostri compatrioti

per l’unione della nostra terra.

 

In questa casa
Luigi Zamboni bolognese
con l’astigiano G. B. De Rolandis
sognò la libertà
ne preparò e ne tentò l’avvento
ma tradito e chiuso in carcere
preferì al capestro del papa
quello che egli stesso si fece
e nella notte tra il xvii eil xviii agosto mdccxcv
gittò la vita per questa nova Italia
che lo ricorda precursore de’ suoi martiri
grata libera sicura
La religione degli eroi e dei martiri
onora
G. B. De Rolandis di Castell’Alfero
avanguardia del risorgimento italico
giustiziato in bologna il 23 aprile 1796
peraversognatoconLuigiZambonibolognese
il trionfo del simbolico tricolore
in tempi di sopita coscienza nazionale
ridestata poscia dall’eroismo del sacrificio
alla conquista degli antichi diritti
della patria
Asti superba dei suoi figli
9 maggio 1926


Queste targhe sono la testimonianza del sacrifico di due giovani studenti, Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandis, che alla fine del XVIII secolo accelerarono il processo di unificazione dell’Italia e si resero protagonisti di un’ impresa rimasta nella storia.
Luigi Zamboni nacque a Bologna nel 1772; sostenitore delle idee rivoluzionarie francesi, dopo aver militato nell’esercito transalpino ritornò a Bologna e qui incontrò e fece amicizia con Giovanni Battista Gaetano De Rolandis (nato a Castell’Alfero, Asti, nel 1774), che si era recato a Bologna per studiare nel Collegio della Viola. In quel periodo si andavano costituendo una moltitudine di movimenti che aspiravano per l’Italia ad un diverso assetto costituzionale, fondato sui principi della Rivoluzione Francese (unità ed indivisibilità della nazione, libertà, eguaglianza e fraternità). Le notizie provenienti da Parigi, l’annuncio di una “Carta dei diritti dell’Uomo”, l’abbattimento dell’ancièn régime, accesero gli entusiasmi dei due giovani che decisero di organizzare una vera e propria rivoluzione, allo scopo di ridare al Comune di Bologna l’antica indipendenza, perduta con la sottomissione allo Stato della Chiesa. Per raggiungere tale scopo i due cominciarono a propagandare le idee liberali, e nello stesso tempo predisposero le armi e distribuirono le coccarde in attesa della data prestabilita per dare il via all’insurrezione. I congiurati, infatti, pensando che tutti i cittadini li avrebbero seguiti, avevano preparato coccarde bianche, rosse1 e verdi2, da distribuire come contrassegni ai rivoltosi. La sollevazione ebbe inizio la sera del 13 dicembre 1794 ma fallì miseramente e i due studenti, insieme ad altri diciannove cittadini, vennero individuati dalla polizia pontificia quali protagonisti del tentato golpe. De Rolandis e Zamboni fuggirono verso l’Appennino ma vennero catturati due giorni dopo dalle milizie papali nel Granducato di Toscana.

Segregati nel carcere bolognese del Torrone, i due subirono numerose torture ed interrogatori. Avviato il processo, il 18 agosto 1795, Luigi Zamboni fu trovato impiccato nella cella dove era rinchiuso con due criminali (che, sembra, ebbero l’ordine di strangolarlo dietro un espresso ordine della polizia), mentre De Rolandis, il 23 aprile 1796, dopo 17 mesi di torture, venne condannato alla forca per delitto di tramata sedizione sulla Montagnola della Piazza del Mercato di Bologna. Nelle “Cronache Bolognesi” si racconta che Giovanni Battista affrontò la forca serenamente, mormorando le parole: “Gli uomini devono essere tutti fratelli, tutti uguali, con gli stessi diritti”.

Un anno dopo il processo, il 19 giugno 1796, Napoleone Bonaparte entrò a Bologna e pose momentaneamente fine allo Stato Pontificio; ordinò la liberazione dei prigionieri politici e diede disposizioni affinché la memoria di Zamboni e De Rolandis venisse celebrata. Il 7 gennaio 1798 ordinò di issare le ceneri dei due giovani sulla sommità della Colonna della Libertà, alta 23 metri ed eretta sulla Montagnola.

A Giovan Battista De Rolandis e a Luigi Zamboni si deve, quindi, l’ideazione della coccarda tricolore che diventerà poi la bandiera italiana. L’idea dei tre colori era così viva, in particolare nella mente di Zamboni, che egli aveva dipinto gli stemmi e le armi usati nella ribellione con i tre colori bianco, rosso e verde, e aveva fatto cucire quattro tracolle (una l’aveva al momento dell’arresto) con i medesimi colori.
I tre colori nazionali italiani furono poi utilizzati a Milano, perché nell’ottobre del 1796 l’Amministrazione Generale di Lombardia adottò divise e distintivi bianchi, rossi e verdi per la Legione Lombarda, prima milizia nazionale italiana voluta da Napoleone, traendone i colori bianco e rosso da quelli dello stemma di Milano ed il verde dalla divisa dell’antica milizia urbana della città nella quale esso era il colore prevalente.
La bandiera tricolore italiana fu poi ufficialmente consacrata nella seduta del 7 gennaio dal Congresso Cispadano di Reggio Emilia e l’11 maggio 1798 fu adottata anche dal Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina. Molti riconoscono a Luigi Zamboni e a Giovanni Battista De Rolandis il merito di essere stati dei precursori, dato che furono i primi ad ideare un simbolo comune che, in tutta l’Italia divisa e sottomessa, potesse raccogliere intorno a sé la coscienza nazionale: la bandiera tricolore. Per le loro idee liberali e patriottiche e per l’apporto che diedero alla causa dell’Italia unita, i due studenti bolognesi sono considerati i primi martiri del Risorgimento Italiano.

Quello di Giovan Battista De Rolandis e di Luigi Zamboni è un esempio di fratellanza d’armi, cioè di un legame profondo che, nato da una semplice amicizia fra studenti universitari, portò i due giovani a combattere per il medesimo ideale e a condividere lo stesso destino. La forza della giovinezza, la generosità, la capacità di sognare valori come la libertà, l’unione e la fratellanza fra gli uomini, li spinse a “compromettersi” al punto di sacrificare la vita per un mondo migliore, senza separazioni ed ingiustizie. Quanti di noi, in questo momento storico dell’Italia, ricordano gli atti eroici compiuti dai nostri Antenati durante il Risorgimento?


NOTE:
1 Sono tuttora i colori del Comune di Bologna.
2 Forse il colore della speranza di un’Italia libera e unita ma sul perché della scelta dei colori non esiste alcuna prova documentata. Le coccarde erano simili a quelle della Rivoluzione Francese ma, come De Rolandis spiegò al Tribunale dell’Inquisizione, “è stato sostituito il turchino col verde per non far da scimmia alla Francia”.


Alessandra Ciocca



“La nostra fratellanza consiste nel far prevalere

tutto ciò che ci unisce su tutto ciò che ci separa.

Ciò non serve solo per pensare, è da vivere”


Giorgio Angelo Livraga

Fondatore di Nuova Acropoli