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L’impoverimento del linguaggio

 

Ogni anno Nuova Acropoli propone a livello internazionale un tema di ricerca tra tutti i suoi volontari.
Nel 2011 è stato il linguaggio.
Presentiamo, a partire da questo numero, alcuni brani tratti da studi realizzati dai volontari italiani. Introduciamo il tema con questa breve riflessione della Direttrice Internazionale Delia Steinberg Guzman.

L’impoverimento del linguaggio Nella misura in cui proliferano i mezzi di comunicazione, che hanno proprie norme e stili di espressione e di scrittura, e nella maniera in cui le Accademie di lingue cercano di preservare ed allo stesso tempo ammettono nuovi termini, si nota, per contrasto, a livello popolare, un deterioramento nell’uso della parola. Le conversazioni si riducono a vocaboli ogni volta più semplici e quasi onomatopeici, per non parlare delle espressioni inventate che diventano di moda e difficili da significare. Non tutti gli annunciatori di radio e televisione sanno usare correttamente i propri idiomi e ciò che si scrive, in molte occasioni ripete, sfortunatamente, gli errori con cui si parla. Tuttavia, il valore della parola non è morto, né morirà… Oggi ci dilettiamo di meno nella buona conversazione - saper parlare e saper ascoltare - e nella lettura, che rafforza l’uso della ragione e dell’immaginazione. Abbondano come non mai diverse forme di comunicazione, eppure, curiosamente, ci ritroviamo in alcune delle seguenti situazioni:
nella comunicazione verbale, le parole tendono a ridursi, facendo prevalere le meno eleganti; predomina la comunicazione audiovisiva, che rimpiazza la lettura; si adopera una comunicazione veloce e breve, più tecnica che letteraria.
Molte volte compaiono simboli ed abbreviazioni: ma quali valori rappresentano? La moda fa circolare parole, soprattutto fra i più giovani, il cui unico significato sta nella complicità di coloro che le usano.
Siamo davanti alla rinascita del triviale, per non dire del grossolano, delle cose effimere, destinate ad essere cambiate rapidamente, perché la novità sostituisce il desiderio di conoscenza.
Le parole ben impiegate sono andate in esilio, perché costituiscono l’arma più forte di chi sa pensare, parlare, scrivere ed esprimersi bene, e purtroppo stiamo sopportando questa situazione.
Forse, si è perso del tutto il valore della parola, del saper parlare ed ascoltare, del silenzio sereno e riflessivo della lettura? Noi pensiamo di no.

 

 

Delia Steimberg Guzman

traduzione di Elga Daniele