Oggi ho visto… un bambino

Dicono che i bambini di oggi siano diversi e si dice allegramente che sembrano adulti in tutte le loro attitudini.
Dicono che adesso i bambini vengono al mondo più “svegli" e che capiscono le cose con più rapidità. Tutti sono contenti se il bambino fa domande “da grandi”, e la perdita, per non dire la mancanza d’ingenuità, si considera come una crescita precoce dell’infanzia attuale.
Per questo, il bambino che oggi ho visto ha richiamato la mia attenzione… Era veramente un bambino, con l'innocenza propria dei suoi pochi anni, con una luce sana e curiosa nello sguardo, con movimenti vivaci ed agili, naturali nel suo corpicino da poco apparso alla vita. L'ho visto camminare mentre frugava con lo sguardo in tutte le direzioni cercando di scoprire il segreto che si nasconde dietro le apparenze.
Con l’ansia di sapere, le domande uscivano incessanti dalla sua bocca, come le onde durante una mareggiata.
Le sue domande erano elementari e profonde per la loro semplicità. Voleva sapere del cielo, delle stelle, del limite dello spazio. Investigava sugli insetti che volano e sul perché gli uomini non hanno ali; voleva sapere perché alcune persone piangono, perché lui, alcune volte, provava il desiderio di ridere e di gridare…
Fino a che arrivò la grande domanda che si riferiva agli altri bambini: sentiva che gli altri bambini non lo comprendevano e non gli assomigliavano affatto; non provavano piacere nel giocare con le stesse cose, né si preoccupavano per le stesse situazioni. Godevano nel sembrare “adulti”, invece lui voleva essere piccolo. I bambini “normali” parlavano solo di televisione, delle loro feste, dei problemi delle rispettive famiglie e di quanto fossero insopportabili i loro genitori e fratelli.
Il bambino che oggi ho visto si sentiva incompreso dai suoi simili… E si rivolgeva ai grandi in cerca di comprensione… Ma ne ricevette solo risa e burla.
«A chi assomiglia questa creatura? A nessuno di noi… Le sue domande mi fanno perfino vergognare perché sembra che non capisca niente…». «Perché non sei come gli altri? Perché non giochi con i tuoi compagni?». «Ma, figlio mio, cosa vuoi che ti spieghi di più sulla luna se già ti ho detto tutto quello che so?».
Lo sguardo del mio bambino, prima brillante e felice, diventava scuro, con un’ombra che definiva la tristezza più di mille dizionari. Credo che in quel momento abbia perso la sua freschezza e, senza volerlo e senza rendersene conto, diventava adulto prima del tempo.
Imparava la crudele lezione della vita: tacere davanti all’incomprensione, custodire in silenzio i sogni migliori, non parlare delle cose belle, dire appena ciò che gli altri vogliono ascoltare.
All’inizio ho visto un bambino ed ora ho davanti un uomo con l’eterno peso di dolore sulle spalle.
Perché condanniamo a morte tutta la bellezza e l’innocenza? Dov’è il bambino che c’era in noi che dovrebbe esprimere la sua inesauribile curiosità e il bisogno di attenzioni? Non possiamo più concepire qualcosa di buono e di puro? Crescere significa, forse, perdere per forza la capacità di meravigliarsi propria dell’infanzia?
È stato triste il giorno in cui ho visto quel bambino. Da adesso in poi cercherò instancabilmente di trovare qualche altro sguardo che mi parli dell’ingenuità dei primi ideali, di quelli che ancora non sono stati né macchiati né intaccati dalla frenesia del nostro attuale ritmo di vita.
Cercherò occhi giovani, inquieti e teneri, occhi colmi di inevitabile solitudine, occhi ansiosi di cielo e di domande eterne che si soddisfano solo nella profondità dell’anima umana, quella che oggi dorme in attesa di tempi migliori.
Tutti i giorni nascono bambini… Vuoi aiutarmi a cercare chi porta con sé un pezzo di cielo nel suo sguardo? Fa’ che non perda quel tesoro, e tutti, tu ed io, usciremo vincenti da questa ricerca di bellezza e di purezza.

Originale in lingua spagnola
Tradotto in italiano da Nicoletta Marino