La missione in Thailandia

Come risposta al disastroso maremoto che ha colpito il Sud Est asiatico lo scorso 26 dicembre, anche Nuova Acropoli ha voluto offrire il suo aiuto nell’Operazione Concordia 2005.
Fino ad oggi sono state attivate e concluse tre fasi che hanno visto due squadre di volontari di Nuova Acropoli, specializzate in campo medico, presenti in Sri Lanka, già dal 27 dicembre, la prima, e dal 5 gennaio, la seconda.
La terza fase, svoltasi dal 4 al 13 febbraio, è stata portata avanti da Nuova Acropoli-Italia con l’invio in Thailandia di undici volontari con esperienza internazionale

e professionalità specifiche: un medico, un dottore in Scienze Ambientali, una squadra logistica (idraulici, elettricisti, carpentieri e falegnami) ed una di supporto (uno psicologo e un animatore), coordinati da Sandro Spagnoli, responsabile nazionale della Protezione Civile di Nuova Acropoli.

Atterrati all’aeroporto dell’isola di Phuket, la squadra ha preso alloggio nella zona di Patong. Il giorno dopo ha effettuato un sopralluogo nella zona di Kamala dove, però la situazione era già sotto controllo. Perciò ha lasciato l’isola e si è spostata nella zona di Khaolak, una delle più colpite. Qui l’onda ha fatto oltre seimila vittime su un totale di circa ottomila abitanti che vivevano prevalentemente di pesca e turismo. I sopravvissuti sono stato raccolti in una ventina di campi (chiamati baan, villaggi) disseminati lungo circa dieci chilometri della principale via della regione.
I volontari hanno operato nel villaggio di Pak Weep, che raccoglie circa duecentoventi sopravvissuti. Ogni giorno hanno percorso circa 250 km per andare dal loro alloggiamento (Patong) e risalire su a Pak Weep.

Gli undici volontari hanno operato in una delle zone più colpite dal violento tsunami: Khaolak, quello che fino a qualche mese fa era uno dei più bei litorali dell’ex Siam, nella provincia di Phang-Nga, 130 km. circa dall’isola di Phuket. In questa zona, ricca di insediamenti turistici, disseminati lungo gli oltre 4 km. di costa, l’onda anomala, riversatasi a più riprese, ha praticamente falcidiato il territorio cancellando l’opera dell’uomo e mietendo il triste primato di oltre 6.000 vittime su un totale di 8.350 circa. Oltre il 30% di queste era tailandesi che lavoravano nelle strutture alberghiere.