La Natura della Filosofia

Immaginiamo un albero.
La sua vita vegetale si esprime in una fondamentale natura di legno. Il tronco di legno si espande in molteplici forme di vita, in numerosi rami che si aprono in tutte le direzioni. A loro volta i rami si caricano di foglie, fiori e frutti le cui particolarità dipendono dal tipo di albero.
Però, sarebbe insensato da parte nostra definire l’albero per la quantità e la misura dei suoi rami, o delle sue foglie, dei suoi fiori e dei suoi frutti.

Quello che a noi interessa è la natura specifica che essi manifestano e la relazione che mantengono con il tronco, tanto che, senza tronco, non esisterebbe il resto.
Così è la natura filosofica… È il tronco fermo dell’albero. Dalla sua stabilità e dalla sua inalterabile condizione di legno, dipenderanno i suoi rami e le sue foglie, la qualità dei suoi fiori e frutti.
Se il nostro tronco è l’amore per la saggezza, la forza dell’Amore genererà i rami del Sapere e da lì verranno i fiori della Conoscenza che si trasformeranno in frutti per l’Umanità.
La natura filosofica ha la doppia qualità di cercare e dare, di trovare e condividere, di essere ricchi e generosi allo stesso tempo.
Una cosa è quello che si vede ed un’altra è la radice che si nasconde all’interno della terra e questo costituisce senz’altro l’aspetto più importante.
Senza radice non c’è vita e senza vita non c’è filosofia.
Come può esserci Amore per la Saggezza, se non c’è Vita? L’Amore è essenzialmente vitale, ha bisogno di radici che lo alimentino e gli permettano di sopravvivere a tutte le tormente e difficoltà.
Anche ciò che è nascosto non si sottrae alla ricerca autentica di chi condivide la natura filosofica. Solamente richiede una ricerca più profonda diretta alle cause e non agli effetti evidenti.
Nessuno sa fare bene le cose dal primo momento. Tutti, fino ai più grandi saggi e Maestri, hanno avuto bisogno del loro periodo di pratica e di apprendistato. Tutti hanno provato - e noi ugualmente dobbiamo provare - come si applicano le conoscenze, commettendo gli errori propri di chi prova, ed avanzando, quindi, a poco a poco, come tutti quelli che provano con coscienza. Non significa ripetere azioni in maniera automatica, o forzare situazioni formali, ma fare ciò che ci siamo proposti, vedendoci, noi stessi, dal di fuori, per osservarci e verificare se ci sbagliamo o se, a partire dagli errori, miglioriamo a poco a poco.
E attenzione! Nonostante, a volte, crediamo di essere migliorati, e certamente lo siamo, questo non toglie che possiamo tornare indietro e cadere negli stessi errori che pensavamo di aver superato. Non dobbiamo scoraggiarci: se torniamo indietro significa che non abbiamo superato tanti gradini come credevamo o che la nostra conquista aveva bisogno di essere rafforzata per essere più solida.
La differenza tra i primi errori e il “tornare indietro” è che nel secondo caso ci rendiamo conto di quello che succede e questo è molto. È sufficiente per continuare ad insistere.

traduzione di Paola Bafile