Dialogo fra Socrate ed il sofista Ippia

 

 

Dialogo fra Socrate ed il sofista Ippia

 

Da anni Nuova Acropoli presenta, nelle sue conferenze, brevi rappresentazioni realizzate dai suoi volontari e preparate durante i mesi estivi, attraverso un gioco fatto di ricerca, di passione, di studio e di “teatro”, che abbiamo chiamato Laboratorio Filosofico.
Un’occasione di conoscenza reciproca e di studio comune per rendere attuali, in linguaggio comprensibile e pratico, i mille insegnamenti della filosofia occidentale ed orientale, perché è convinzione di Nuova Acropoli che la Filosofia possa essere qualcosa di pratico e vivibile… di piazza, come alla maniera classica, quando nell’agorà o sotto i portici i grandi filosofi affrontavano temi importanti della vita dell’uomo.
Non ce ne vogliano gli eminenti teorici e cattedratici, a cui ci inchiniamo con rispetto, se non useremo termini difficili e se coglieremo della filosofia quegli aspetti tanto validi anche per l’uomo del XXI secolo, ma Nuova Acropoli con il suo volontariato in ecologia, solidarietà e protezione civile si muove da questi importanti passi di ricerca e fa della Filosofia il motore del volontariato e del Volontariato filosofia in azione!
In cosa consiste il laboratorio filosofico?
Prima di tutto andare alle fonti!

Prendere sotto mano un dialogo di Platone o un testo buddista, i Ricordi di Marco Aurelio o gli inni vedici e provarli ad esprimerli in forma di “teatro”: un vero e proprio gioco che richiede lettura, riflessione, sintesi, pratica e conoscenza tra i partecipanti!

E provare così con gioia e maggiore consapevolezza a realizzare quella grande avventura che permette la pratica filosofica, l’avventura di conoscere se stesso e riflettere sugli eventi, attraverso la conoscenza del mondo al quale apparteniamo.


Filosofia e Filosofismo

Il primo dei lavori che vi presentiamo, in cui ci siamo divertiti a leggere, capire e mettere in scena è un dei dialoghi meno noti di Platone: l’Ippia maggiore. Qualcuno di voi ha mai letto questo dialogo? Noi ci siamo lanciati questa sfida!


Tema

È un testo difficile, poco noto, tanto che i commenti che si trovano sono tutti dei “copia-incolla” che poco approfondiscono e spiegano.

In genere si dice che è un dialogo sul Bello, ma il Bello è solo il pretesto, il tema è la verità come valore del filosofo, che non si accontenta dei valori consumistici della società cui appartiene, in cui invece cade il presuntuoso ed il superficiale, sia esso ignorante o materialista intellettuale, non importa!


Trama e personaggi

La trama è semplice: un pomeriggio per caso, Socrate incontra, dopo tanto tempo, il suo amico sofista Ippia e lo inizia a lodare (ironicamente) di essere uomo veramente saggio, poiché capace di far soldi ed ottenere riconoscimenti dal suo lavoro di insegnamento!

Ippia si pavoneggia di essere riuscito a fare quello che Talete, Biante ed gli altri saggi del passato non arrivarono a fare – guadagnare tanti soldi – perché in fondo erano degli sciocchi, e confessa di lodare gli antichi, anche se li crede incapaci, solo per non attirarsi l’invidia dei morti. Lui è migliore (alla faccia dell’umiltà!).

Ippia è così pieno di sé che non si accorge di quanto Socrate lo stia prendendo in giro ed inizia un acceso dialogo in cui Socrate stuzzicherà il sofista a rispondere ad una domanda difficile, per cui lui, dice, non ha ancora trovato risposta e che gli fu fatta da un suo caro amico “Perché dici di una cosa turpe che è turpe, e di una cosa bella che è bella? Che cosa è il bello?”

Chi sia questo terzo personaggio - il caro amico di Socrate - è occasione di alcune disquisizioni nei commenti che abbiamo letto (tutti identici da “copia-incolla”), in cui si sintetizzano le tre maggiori ipotesi, l’anonimo personaggio può esser:

1. uno sdoppiamento di Socrate,

2. Platone nella fase di superamento del maestro,

3. un espediente artistico.

Invece per noi questo terzo personaggio è stato occasione di altri interrogativi:

- perché chiedersi chi sia questo personaggio se ad un certo punto del dialogo Socrate lo presenta definitivamente “Socrate figlio di Sofronisco” vv. ……..cioè lui stesso?

- forse questo verso è presente solo nelle nostre versioni, o forse è sfuggito ai commentatori e a quelli che son venuti dopo che hanno fatto copia-incolla?

- perché rendere complesso ciò che è semplice?

- forse perché si comprende poco di tutto il testo, che effettivamente è di difficile lettura, ed invece di approfondire, è più comodo disquisire su un elemento tanto chiaro e già spiegato?

Non ce ne vogliate! Ma anche noi possiamo fare le nostre ipotesi, solo per stuzzicarvi a leggere un dialogo che è di una attualità sconcertante e di una fine ironia: il tracotante Ippia proverà con varie affermazioni a definire il Bello e Socrate le scalzerà tutte!

Il risultato è un raffronto tagliente tra due modi di vedere ed intendere la realtà: il Bello come affermazione di valori consumisti ed intellettuali che appartengono alla società di Platone del V sec. ed anche alla nostra purtroppo, perché appartengono al mondo della Caverna i cui padroni vogliono farci vedere le cose solo in superficie!

Per Ippia definire il Bello è cosa semplice “Il Bello sono le cose belle”.

- “Ma io non ti ho chiesto cosa è bello ma cosa è il Bello in sé” lo incalza Socrate.

- “Ma non c’è differenza! Rispondi pure al tuo amico che il bello è una bella ragazza!”.

- “Che arguzia Ippia!!!!!” gli risponderà con un misto di ironia e misericordia il nostro maestro Socrate. (immagine di una bella ragazza). “Allora anche una bella cavalla o una bella pentola? Mi risponderà il mio amico”.

- “Ma come è rozzo questo tuo amico che parla di pentole!”.

- “Sì è un po’ rozzo, è vero, ma riprendendo un insegnamento di Eraclito, la più bella delle donne non sarà brutta in confronto ad una dea? La più bella delle pentole non sarà brutta in confronto ad una donna? Se di una cosa si può dire che è bella e brutta, forse non sarà il Bello in sé, dammi per favore un’altra definizione che il mio amico non potrà confutarmi”

Seconda definizione: il Bello è l’oro! (immagine di monete d’oro)

- “Il Bello è ciò da cui tutte le cose sono abbellite, tutti sappiamo che l’oro abbellisce, perché è ciò che è più conveniente!”.

- “Ma caro Ippia, il grande Fidia non mise oro nella scultura di Atena che nondimeno è bella, trovò più conveniente la pietra; né io sceglierei un mestolo d’oro per girare la mia zuppa di legumi perché il mestolo di legno è più adatto, troviamo un’altra definizione!”.

Terza definizione: il Bello è una vita lunga e felice (immagine di una coppia felice o di un panzone in poltrona?).

- “Tutti lo sanno! Chi può ribattere a questo?” afferma Ippia.

- “Achille ed altri eroi e dei, che trovarono più bella una vita corta ma avventurosa che lunga e comoda, caro Ippia neanche questa definizione potrò utilizzare per rispondere al mio amico”.

Ippia non sa più cosa rispondere, allora Socrate prova a proporre altre definizioni che appartengono al mondo consumista e materialista, in cui normalmente ci muoviamo:

- il Bello è l’utile,

- il Bello è il vantaggioso,

- il Bello è il piacere che dà la vista e l’udito, ma anche di queste definizioni mostra la parzialità e la contraddizione, con lunghi ragionamenti, che in questa sede per questioni di spazio omettiamo, e che potrete approfondire nel testo.

Socrate non si può accontentare di guardare superficialmente la realtà, il suo amico lo metterebbe in ridicolo, deve cercare ancor di più.

“Io non ce la faccio più - sbotta Ippia - ma chi sarà mai questo tuo amico!? (è qui che Socrate dice di essere lui stesso, ma Ippia è troppo irato per ascoltarlo); per conto mio, bello è fare bei discorsi, avere successo, applausi, riconoscimenti ed un sacco di soldi!”.

“Sì che tu sei un uomo felice, perché sai quel che vuoi, io sono invece destinato a chiedermi sempre di più, ad essere insultato da altri e a non ritenermi mai soddisfatto, ma da questo credo di trarne vantaggio, perché per me è motivo di crescita, di superamento, solo ho capito che è vero quel detto che le cose belle sono difficili e quindi vale la pena cercarle, che sia per la vita intera, questo per me è Filosofia”.


Che grande insegnamento è stato per noi leggere e rappresentare questo dialogo, che qui abbiamo riassunto all’osso: andare in profondità, non accontentarsi della superficie, il Bello non è la bellezza fisica, né il denaro, il successo, l’utile o il piacere edonistico, il Bello è qualcosa di più!
In altri dialoghi Platone lo spiegherà, qui gli interessava mostrare la differenza fra filosofia e filosofismo, quel modo intellettuale di fare filosofia che sembra sapere e rispondere su tutto e invece di liberarsi di convenzioni e mode, rimane preda di una caverna che non gli fa cercare il meglio di se stesso: umiltà, verità e praticità nell’insegnamento! Alla prossima puntata!

 

Maria Sole Pomara