Michelangelo Merisi detto il Caravaggio

Il Fanciullo con canestra di frutta si colloca tra i capolavori che l’artista produsse nella fase giovanile, negli anni del suo soggiorno a Roma acolto da vari prelati, fra cui il cardinale Francesco Maria del Monte.
L’opera testimonia, insieme con il Bacchino malato del 1594 ed il Bacco del 1596, la perfetta aderenza al clima culturale che animava l’ambiente ecclesiastico romano di quegli anni.
In quel periodo la Chiesa, infatti, era scissa al suo interno dalla presenza di alcuni religiosi che auspicavano un ritorno alla “povertà”, con una fedeltà assoluta ai valori ed agli insegnamenti del Cristo che caratterizzarono la Chiesa delle origini.
Questo spiega il motivo per cui il Caravaggio scelse come soggetti, sia delle sue prime opere sia delle successive rappresentazione del tema del “sacro”, gli umili popolari, contadini e pastori, nelle loro vesti rustiche che tanto furono criticati al suo tempo e che causarono all’artista il rifiuto da parte di alcuni committenti.
L’opera rivela chiaramente la cultura di formazione dell’artista che riuscì a fondere la pittura lombarda di Lorenzo Lotto con quella veneta di Tiziano, arricchendola con il gusto tipicamente fiammingo per una descrizione “lenticolare” della realtà.
Il volto del fanciullo, dalla soave espressione, è l’immagine del Cristo descritta nel Cantico dei cantici: candido e rubicondo, con le chiome nere. È portatore di frutti dal profondo significato spirituale, come il melograno e l’uva, simboli della Grazia divina.
Dalla Francia si era diffusa la corrente di pensiero neo-platonica di derivazione ficiniana. Così il tema caravaggesco della luce ed i simboli pagani contenuti in opere quali il Bacco, testimoniano, dunque, l’appartenenza dell’artista alla cultura dell’ambiente religioso con cui egli venne in contatto. Proprio il cardinal del Monte fu tra i cultori dell’ermetismo neo-platonico, insieme con il cardinale Federico Borromeo che commissionerà all’artista la Canestra di frutta nel 1600.
Caravaggio è ingabbiato in altri luoghi comuni come l’accusa di ateismo e di “pittore maledetto”. In realtà fu un raffinato conoscitore di temi sacri e la sua vita “a mano armata” non del tutto insolita ai suoi tempi (si ricorda il drammaturgo inglese Marlowe morto in una rissa; il poeta G.B. Marino in lite quasi sanguinosa con il rivale Gaspare Murtola; il Cavalier d’Arpino graziato da una condanna a morte) è testimonianza di una esistenza volutamente condotta “ai limiti”.
Anche l’accusa delle sue pretese deviazioni sessuali è solo frutto di una superficiale interpetazione delle sue opere che tendevano a raffigurare personaggi maschili con volti femminilizzati. Del resto, anche lo stesso Leonardo aveva raffigurato così uno dei concetti della cultura neo-platonica, che simbolicamente raffigura l’Armonia Celeste come somma degli Opposti, appunto il maschile ed il femminile riuniti nell’Androgino.