Quando i sogni alimentano la vita…

Quante volte ci saremo sentiti dire che di sogni non si vive; che occorre imparare ad agire, nella vita, con i piedi ben saldi in terra; che i castelli in aria non hanno mai sostenuto nessuno e che, se di castelli si deve parlare, occorre che questi abbiano perimetri, mattoni e, magari, localizzazioni precise.
Al contrario, c’è un altro luogo comune che informa del fatto che chi non sogna si accontenta di quanto ha, non si spinge oltre e, in fondo… non vive!
Insomma, quale sarà mai il supporto, affascinante ed enigmatico, tra il mondo della concretezza e quello nebuloso dei sogni, su cui si intreccia la continuità tra aspirazioni e realizzazioni e quale posto occupa questa parola, “sogno”, in tutto quanto appartiene alla quotidianità concreta e tangibile della nostra vita?
Strano a pensarsi… eppure pare che i sogni riuniscano in un tutt’uno le tante, e a volte contrapposte, dimensioni dell’uomo.
Di sogni si può vivere di giorno, come di sogni si nutre l’intera dimensione onirica e questo in barba alle diverse nature che dominano lo stato di veglia e quello di sonno. Che ci sia una “terra di confine”? O, ancora, che esista uno “spazio mentale” che finisca per unire le due “terre”?
Per entrare nello “spazio” del sogno avremo certamente bisogno di abbandonare concretezze e definizioni.
Per antonomasia, il sogno tradisce il dato concreto e trasporta in territori eterei e sottili che dimorano nell’affascinante piano di tutto quanto produce la mente: immagini, idee, fantasie, intuizioni, rimembranze… Anche di tutto questo è intessuto il nostro piano mentale, al di là di nozioni, programmi e definizioni. Forse, all’interno di questo immenso calderone che, si ricorderà, riguarda la più ampia percentuale di competenze del nostro cervello, la vita dell’uomo si arricchirà di sensazioni e risorse che troppo strette si ammassano nel contenitore della tanto ricercata oggettività.
Sul potere della mente, sulla capacità di captazione dell’intelligenza umana ci sarebbe tanto da dire… ma facilmente riassumerebbe tutto ciò la dote, comunque comune, di saper risalire su “universi” diversi da quelli osservabili con occhi; “universi” fatti di immagini, idee e simboli che rivelano altre origini.
Già Carl Gustav Jung aveva sottolineato come la mente umana fosse capace di entrare, anche in punta di piedi, in questi piani indefinibili dalla ragione. Per lui nessun nome migliore di “inconscio collettivo” era in grado di intendere quanto stava tentando di investigare.
Per noi, uomini del ventunesimo secolo, questa intuizione dà sostegno a tutto quanto infrange le barriere del razionale per entrare nello scricchiolante terreno dell’etereo, dell’inoggettivabile… il sogno in mezzo a questi!
Il sogno mette le sue radici sulla dimensione astratta dell’esistenza: sia nell’arco della nostra giornata, come durante tutta la nostra intera esistenza o nel “tempo senza tempo” del sonno, esso sembra assumere i connotati di messaggi, di significati, di idee che si addentrano, dall’alto o dal profondo, nella vita concreta di ogni uomo. Dall’alto o dal profondo, immagini, idee, sensazioni, intuizioni, si accavallano nella nostra mente colorando quanto viviamo… o quanto desideriamo.
Probabilmente, è il desiderio il filo conduttore di una mente che, come un’antenna sempre attenta, riceve e assimila ciò che si muove dentro e fuori da sé.
Lo fa adoperando il complesso linguaggio del simbolo che, andando oltre l’ovvio ed il convenzionale, costituisce il codice di lettura di dimensioni che trascendono la razionalità, ma non sono meno reali.
Chi può dire di non sentire influssi nella vita diurna di un sogno felice o di un incubo cruento? Di certo, anche se “produzioni del pensiero”, ci accorgiamo spesso di come tutto questo condizioni enormemente le nostre capacità, le nostre intelligenze, le nostre opere.
Nella dimensione onirica il sogno si veste di significati e significanti che, a prescindere dal valore a questi attribuito, rendono più “leggera” anche la vita diurna: sognare è anche un po’ elaborare esperienze, investire emozioni, correggere sensazioni o far fluire tensioni. Il sogno accresce il proprio piano esperienziale e, tangibile o meno, riesce a porre equilibri, far parlare ciò che non si esprime verbalmente.
Al di là di facili interpretazioni, non si può dimenticare che un sogno è essenziale per quello che è, per quanto fa scorgere, per quello che fa scivolare dentro, come si trattasse di acqua sopra il letto di un fiume.
È qualcosa che scorre… come quei “sogni” che di tanto in tanto scorgiamo anche noi sopra le nostre teste. Chi non ne ha almeno uno! E chi non ne ha riposto qualcuno nel cassetto! Sono sogni tutte le aspirazioni che intuiamo nella nostra vita, ciò che vorremmo diventare, le cose che vorremmo conquistare, i progetti che desidereremmo realizzare.
Vivono tutte nel piano mentale, è vero, ma anche questi, quanta potenza possono riversare nella nostra vita concreta, in quella fatta di giornate e di impegni, di doveri e di desideri, di sfide e di ritrosie… Un sogno può motivare atti perseveranti, sforzi inauditi, magari come quelli di un atleta che punta ad una medaglia alle Olimpiadi.
Nel piccolo, come nel grande, il mondo è pieno di sognatori che, in barba a chi lo crede, non hanno affatto vissuto la vita tra le nuvole. Hanno lasciato tracce, opere, imprese, scuole, movimenti di pensiero… Magari, hanno dedicato la vita a quanto ci piace chiamare sogni, a quanto ispira e sostiene e che, inaspettatamente, appaiono concreti, incidenti, innovatori. Un gesto ispirato da questo “modello” avvicina alle più potenti capacità di ciascuno e, anche nella nostra quotidianità, può aiutare a manifestare risorse interiori inaspettate, elevate ma totalmente personali, dei quali siamo indiscussi padroni.
Alimentare un sogno… può allora diventare una importante alternativa a tutto quanto omologa, incasella e aggrega magari dietro qualcosa, lontano da ideali e valori interiori, che, nel migliore dei casi, appartiene sì ai sogni, ma a quelli degli altri.