Corfinium, prima capitale d’Italia

Nella conca di Sulmona (L’Aquila) si erge Corfinio, da sempre punto strategico lungo la via di comunicazione tra Roma ed Ostia Aterni, l’odierna Pescara.

La memoria storica è parte di ognuno di noi, ci fa prendere coscienza di virtù e azioni che danno la dimensione degli eventi e delle potenzialità dell’essere umano, ecco perché, in molti angoli della nostra Italia, si rievocano particolari avvenimenti che evidenziano le caratteristiche dei popoli che vi abitano.
Il coraggio, la nobiltà d’animo, la fierezza, l’orgoglio eccellente delle proprie radici e della propria storia, un ideale da seguire o da prendere ad esempio per la sua continuità è quanto gli abitanti di Corfinio lasciano riaffiorare nella celebrazione annuale a ricordo della costituzione della Lega dei popoli italici.


Nella seconda domenica di agosto, tutti gli abitanti dell’antica Corfinium rivivono una gloriosa pagina di storia.
Corfinium era la capitale dei Peligni ancor prima che Roma nascesse. Questa, durante la sua ascesa, concedeva a pochi lo status di cittadino romano nonostante le alleanze pattuite con i popoli annessi: un uso che derivava dal Mos Maiorum per preservare l’identità. Tutto questo non deve apparirci strano, né atto di prepotenza, ricordiamo che, nella stessa città di Roma, ogni cittadino era fiero della sua appartenenza ad una delle tribù che componevano la città, in quanto simbolo delle proprie origini dal tempo di Romolo.
Nel 91 a.C. le popolazioni del centro-sud si alleano tra loro eleggendo Corfinium capitale della Lega Italica, costituita da una struttura politica simile a quella di Roma con tanto di Senato e di conio di moneta con il nome del nuovo stato.
Questo è il momento solenne che eleva di nuovo le coscienze perché regnano virtù, eroismo e senso di giustizia.
Nella rievocazione il corteo avanza lungo la Via Italica; è composto dai rappresentanti dei Sanniti, dei Marsi, dei Piceni, degli Apuli e dei Lucani giunti dalle loro terre per unirsi con i Peligni.
I sacerdoti, le Vestali, i guerrieri, le famiglie nobiliari con al seguito ancelle e popolani, al suono della musica di strumenti rigorosamente riprodotti e suonati ad arte, arrivano nell'area sacra.
Il sacerdote, di fronte all’ara sacrificale, innalza una preghiera al dio Ercole Curino e poi si appresta ad offrire un lattonzolo per trarre gli auspici secondo l’antica arte sacra della lettura delle viscere.
Assolti i doveri verso gli dei, si passa a quelli degli uomini. I capi delegazione riuniti pronunciano la formula del giuramento di fedeltà alla causa comune. Al grido di “Italia!” si suggella il patto che li vede uniti per ottenere la vittoria su Roma ed essere finalmente considerati cittadini romani a tutti gli effetti.
La Lega e la nuova capitale purtroppo dureranno solo un anno, ma alla fine i popoli italici pur uscendone sconfitti materialmente, saranno i vincitori morali perché avranno raggiunto la loro meta: otterranno, dopo tre anni di guerra, il diritto di cittadinanza per tutti gli Italici da Rimini a Reggio Calabria.
La guerra sociale proseguirà fino a Mario e Silla, ma questa è un’altra pagina di storia.